Le fasi del restauro

Prima di eseguire i test di pulitura, l’intera superficie è stata scrupolosamente osservata al microscopio operativo a luce sia riflessa sia radente per indagare e comprendere la consistenza degli strati sovrapposti e rilevare eventuali criticità di quelli originali. La rimozione preliminare dei due strati oleosi a finto bronzo ha costituito la prima fase operativa dell’obiettivo prefissato con la pulitura: si è deciso di procedere con una rimozione unitaria a strati, anche per capire le motivazioni estetiche che avevano indotto un così radicale cambiamento di gusto nella fruizione della scultura.

Per l’eliminazione delle finiture bronzee è stata utilizzata una miscela di solventi in forma gelificata, con Dimetilsolfossido ed Etilacetato: si è così svelata una superficie modulatamente chiaroscurata con stesure manutentive alterate, d’aspetto compatto e semilucido. Con gradualità e ancora al microscopio, sono state asportate le superfetazioni dei materiali manutentivi, ovvero colle animali, cere, gommalacca, sedimentazioni organiche carboniose di nerofumo di candele. In tal modo è stata svelata la finitura dei carnati e degli essudati oleosi propri della materia policroma originale, e si è preservata in superficie una ponderata patina, che si concretizza nel sottile deposito di naturale alterazione delle velature, con il recupero di rapporti tra i colori in funzione dell’armonia dell’insieme. Sempre al microscopio sono state rimosse le stuccature applicate nelle lacune in tempi successivi, di colorazione diversa ma accomunate dal medesimo legante, la colla, utilizzata per unire gesso e diverse terre brune.

Contestualmente alla pulitura sono anche stati consolidati i sollevamenti. In questa fase, la ciocca in prossimità della tempia destra e alcuni frammenti di baffi, in passato caduti e riposizionati erroneamente, sono stati fatti aderire con lo stesso metodo. I distacchi profondi di parti plastiche, invece, sono stati rinsaldati con una amalgama gessoso affine a quello originale, ossia solfato di calcio biidrato legato con colla animale, fluidificato in proporzioni tali da essere iniettato in profondità con l’ausilio di una siringa e consentire il ripristino del collegamento tra materia e supporto. Distacchi e sollevamenti della sola pellicola pittorica sono stati invece consolidati con resina termoplastica Aquazoll 500 diluita in acetone a percentuali crescenti, dal 10% al 20%, mediante siringa o pennello sull’intera superficie con l’ausilio del termocauterio per ottenere una sicura adesione al supporto. Si è quindi proceduto con il ripristino delle parti lignee e plastiche mancanti o rimaneggiate.

(Cf. negli atti della giornata di studio Angelo Pizzolongo, Catia Michielan, Il restauro del Crocifisso di Donatello della chiesa dei Servi di Padova: metodologia e problematiche)

Trattamento antitarlo

In concomitanza con le fasi ultime della pulitura la scultura è stata disinfestata da insetti xilofagi con sistema anossico, solo a scopo preventivo, non essendo stata oggetto di attacchi importanti.

Integrazioni

Il successivo intervento di stuccatura è stato effettuato su tutte le lacune e le abrasioni secondo la metodologia comune; nei casi in cui le lacune erano particolarmente profonde e/o deturpavano la perfetta anatomia del manufatto, sono state realizzate delle stuccature modellanti, in analogia con le caratteristiche formali dell’intaglio. L’integrazione pittorica, che rispetta le istanze della reversibilità, riconoscibilità e compatibilità dell’intervento, è stata eseguita con la tecnica del tratteggio verticale e direzionata con l’utilizzo dei colori Gamblin.

La verniciatura

A conclusione dell’intervento è stata stesa una leggera verniciatura di protezione ad aerografo, rispettando la caratteristica opacità del carnato.

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