La forgiatura dei chiodi

Nuovi chiodi di ferro battuto, forgiati a mano, hanno sostituito quelli lignei ottocenteschi, non più conformi. L’elaborazione del prototipo di chiodo, adatto al Crocifisso dei Servi, ha trovato riscontro in opere analoghe per importanza e ambito geo-culturale, in particolare nel giovanile Cristo di Donatello in Santa Croce a Firenze. Con l’ausilio di alcune asticelle di bambù, fibre di canapa e gesso alabastrino, sono quindi stati generati tre prototipi e sono state scelte forma e dimensione dei nuovi chiodi. La forgiatura degli originali è iniziata con il fissaggio di tre verghe in ferro a un tondino in acciaio per la movimentazione. Grazie al riscaldamento in un forno alimentato a gas propano è stato possibile forgiare le verghe, iniziando così a delineare la sezione del fusto del chiodo. Successivamente sono state plasmate a martello le piramidi contrapposte che formano la testa del chiodo. Durante la formatura, la scoria del metallo incandescente ancora attaccata a esso è servita per marcare il metallo con una superficie rugosa, simile alla pelle del metallo ossidato naturalmente. I chiodi a questo punto sono stati decapati in cloruro ferrico e in seguito patinati con cera microcristallina e ossido di ferro.

Si rimanda a Giovanni Sicuro, Donatello plasticatore: i materiali, la tecnica, il restauro.

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